Va oltre 120 il numero delle donne uccise nel 2012, una ogni tre giorni. La lista è in continua crescita, non si ferma, avanza. Dalla famosa Reeva Steenkamp, la fidanzata di Oscar Pistorius, all’inquilina del piano superiore. Spesso non si tratta di omicidio ma di femminicidio. Si tratta di uomini che uccidono donne in quanto donne, uomini che uccidono la propria donna intesa come proprietà, uomini che uccidono donne schiave, donne calpestate, donne umiliate. C’è chi pensa che il fenomeno non sia solamente circoscritto all’uccisione della donna. Il femminicidio secondo Marcela Lagarde, antropologa messicana, è un problema che va aldilà degli omicidi. Riguarda tutte le forme di discriminazione e violenza di genere che sono in grado di annullare la donna nella sua identità e libertà non soltanto fisicamente, ma anche nella loro dimensione psicologica e sociale. Il fenomeno non è nuovo, da sempre le donne hanno subìto e sono state uccise dal proprio compagno, ma oggi quello che cambia è la percezione dell’accaduto. Se prima si insabbiava oggi si denuncia, si scopre e si parla di questi orrori. Un esempio è la cosiddetta “bacheca degli assassini” creata sul web (http://www.inquantodonna.it) da Emanuela Valente. Nella bacheca vi sono i visi delle donne uccise. C’è Barbara, 18 anni, il fidanzato le scarica addosso una raffica di proiettili, lei muore dopo un mese di atroci sofferenze, in coma con una pallottola conficcata nella testa. C’è Luana, 27 anni, uccisa dall’ex fidanzato con due sacchetti di plastica in testa, legati intorno al collo con uno strofinaccio da cucina. E poi ci sono loro, gli uomini che hanno ucciso. Sono volti normali dietro però i quali si celano problemi e instabilità mentali spesso nascosti bene.
Sono queste le cose che dobbiamo ricordare oggi, festa della donna.
E poi c’è una donna sarda, Dina Dore, uccisa cinque anni fa, che forse verrà inserita in questa triste bacheca.